Nato nell’ottobre del 2014, questa visione diventata anche Passione, mi ha portato ad incontrare in oltre 500 Istituti di tutta Italia, oltre 80.000 giovani. Attraverso incontri con centinaia di giovani presenti e dopo un breve cenno della mia storia personale, interagisco con gli studenti discutendo e trattando argomenti per loro importanti ma che talvolta non trattano, quali la Motivazione, l’importanza del riscoprire il proprio talento grazie alle proprie risorse, aumentare la propria autostima ed iniziare a dare uno sguardo verso quel futuro desiderato.

  • Andrea Devicenzi Scuole

    Da oltre dieci anni incontro presso gli Istituti di tutta Italia i nostri giovani. Quest’anno, a seguito dell’impresa in Islanda, ho preparato ad hoc un progetto in cui discutere con loro di: – Superamento delle proprie difficoltà – Riacquisire la propria autostima – Trasformare i propri sogni in obiettivi Durante gli incontri dialogo con loro partendo dalla mia esperienza di vita in cui all’età di 17 anni persi per sempre la gamba in un incidente motociclistico, supportato dalla proiezione di brevi filmati e foto estremamente significative. Grazie alle mie stampelle, mi sposto dall’inizio alla fine dell’incontro tra di loro, per lanciare il forte messaggio di quanto è importante accettarsi così come siamo, valorizzando la nostra unicità, senza vergogna o temere il giudizio altrui. Scrivetemi a questo indirizzo per ricevere maggiori info: info@andreadevicenzi.it

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  • Andrea Devicenzi & Galdus

    “Esperienze di bene e bellezza in tempi di crisi” E’ questo il titolo che quest’anno, l’ente di formazione milanese, ha dato in occasione dell’appuntamento annuale denominato “Piazza Galdus”. Un occasione di incontro tra giovani, adulti, scuola, professionisti e imprese. Con il titolo “Vale la pena”, l’evento è stato dedicato al tema della FATICA, e di quanto sia comunque opportuno non fermarsi in un momento storico come quello che stiamo vivendo segnato da guerra, pandemia e crisi economica. 4 incontri nell’arco della mattina in cui ho incontrato 4 classi  e portato loro i miei motivi per cui “ne vale la pena”. Attenzione e tanta curiosità da parte dei giovani presenti. Ringrazio tutti i presenti e le persone che hanno permesso ma soprattutto pensato ad un evento simile, per dare un forte segnale a questi giovani, risorse del nostro futuro. La mia missione in questi incontri non cesserà mai, convinto del bene ed utilizzo che riescono a dare a tutti i presenti.

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  • Andrea Devicenzi Liceo Parma

    4 incontri – 8 ore di formazione – 13 classi – 400 giovani coinvolti. Si è concluso quest’oggi alle 13 presso il Liceo delle Scienze Umane Sanvitale a Parma, il progetto “la scuola resiliente”. Innanzitutto sento il dovere di ringraziare la professoressa Carlotta Mauri per l’impegno e la grande volontà messa in campo nel voler svolgere questi incontri. Partito dalla mia storia personale nei primi minuti per “catturare” l’attenzione dei giovani presenti, ogni incontro ha vissuto una sua storia con diverse sequenze di argomenti, scaturiti dalle domande e dalle curiosità dei giovani. Le nostre difficoltà che spesso e troppo ci limitano e come poter raggiungere i nostri sogni, consapevoli delle risorse che abbiamo dentro e riuscire ad esprimerle nella vita di tutti i giorni. Ho raccontato loro la storia di Erika, loro coetanea che ha saputo prendere per le corna un grosso problema, superarlo con tenecia e coraggio ed oggi ha fatto diventare lo sport, ragione di vita. Rimango sempre più affascinato da quanto i nostri giovani sappiano dimostrare interesse ed intelligenza. Guardarli negl’occhi, notare il cambio di postura sulle sedie, un’attenzione quasi imbarazzante, trasmettendoti in ogni momento, CAPISCO e ne faccio tesoro! Ragazzi, Andrea, tiferà sempre per voi!!!

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  • A due anni di distanza, rieccomi tornare in questa meravigliosa città, Paestum. Domani incontrerò gli alunni e alunne del Liceo Piranesi con cui dialogherò di difficoltà e opportunità, fallimenti e successi, oltre che al mio prossimo viaggio in Islanda. E’ stato ed è magico essere ritornato qui in questa bellissima terra e già in autostrada ascoltare l’accento delle persone al mio fianco mentre mi gustavo il caffè. Una trasferta Campana che mi vedrà anche a Castellabate giovedì mattina e che già con questa passeggiata mi ha regalato bellissime emozioni.

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  • Andrea Devicenzi Formatore

    Son ripresi già da inizio ottobre gli incontri nelle scuole. Questa mattina, venerdì 8 ottobre, presso l’ISC Leopardi di Pesaro, ho incontrato in due incontri, circa 100 ragazzi/e, grazie al loro progetto “Sport & Disabilità”. 4 ore suddivise nei due incontri in cui abbiamo avuto modo di confrontarci su vari temi in cui ho messo “a nudo” ogni barriera e loro si son potuti sfogare nel fare ogni sorta di domanda, dalla bici, alla mia disabilità, alle barriere ed alla mia famiglia. Incontri preziosi per tutti come testimonia l’entusiasmo condiviso di ragazzi/e e professori. Se l’ultimo anno e mezzo non ha aiutato questi incontri, con le dovute cautele ora è reiniziato il momento di continuare a diffondere nelle scuole messaggi, valori, talenti, risorse, che da sempre sono cardine principale dei miei interventi.

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  • Inizia domani, lunedì 4 gennaio, questo 2021, in compagnia di 50 giovani (quale inizio migliore). Da oltre 10 anni svolgo incontri nelle scuole di tutta Italia in cui racconto la mia storia ma soprattutto lavoro con i giovani per riscoprire i propri talenti, le proprie risorse, come avere più fiducia in sé stessi, e tanto altro. Ovviamente vista la situazione non sarà possibile averli di fronte a me ma la tecnologia ci viene in soccorso ed ognuno davanti al proprio pc potrà seguire la lezione. Un progetto nato in collaborazione con SportEduca, che da oltre 25 anni muove ogni anno decine e decine di giovani in tutta Europa. Molti i webinar già fissati ma rimangono ancora posti. Il percorso è formato da 3 + 5 webinar. Per chiunque ne fosse interessato, mi può scrivere qui: info@andreadevicenzi.it

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  • E’ per tutti diventare straordinari? Seconda parte di questo viaggio dedicato a come e a cosa fanno alcune persone per diventare straordinarie. Come detto nel primo video (https://www.youtube.com/watch?v=FGepcKW9hSI&t=2s) , forse seguire questi consigli non ci permetterà di diventare “grande maestro” ma ci renderà più chiara la strada per chi deciderà di imboccarla. Raccontata la storia delle sorelle Polgar e individuato che la strada di sviluppo di un esperto attraversa quattro fasi ben distinte, eccoci a vedere qual è la prima. Susan Polgar raccontò in una intervista che da piccola trovò una scacchiera in casa, mentre cercava qualcosa con cui giocare. Rimase subito affascinata dalla forma dei pezzi, poi ha iniziato a trovare affascinante la logica e la sfida. Susana dunque si è avvicinata agli scacchi fin da giovanissima, vedendoli come un gioco, un divertimento. Ecco la sua prima motivazione, il gioco, provare, scoprire e costruire pian piano le proprie competenze. Competenza semplici, interazioni ludiche ma che plasmarono il primo passo verso la sua passione. Ruolo fondamentale quello dei genitori, che gli dedicarono attenzione e incoraggiamento, insegnando loro i valori, la disciplina, l’impegno e la responsabilità. Tappa questa fondamentale nello sviluppo di un futuro esperto. Questa motivazione poi, attratta dalla normale curiosità di un bimbo/a va ulteriormente sostenuta dagli elogi. “Ho conquistato una competenza ed i miei genitori lo hanno notato”, ecco cosa pensano i più piccoli. Molto spesso i grandi esperti ereditano gli interessi specifici dei genitori. Altra caratteristica molto comune, generalmente molti di loro avevano fratelli e sorelle maggiori che fungevano da fonte di ispirazione, maestri, rivali, modelli. Mozart aveva una sorella maggiore di 4 anni più di lui. Serena Williams ha poi seguito le orme della sorella Venus. Mikaela Shiffrin, campionessa di slalom, aveva il fratello Taylor che partecipava a gare importanti. Seconda forma di motivazione, vedere dal fratello/sorella svolgere una attività e ricevere attenzioni, abbinata all’interesse di questi genitori di trasformare i propri figli in professionisti. Il fatto che molto spesso sono i figli minori a raggiungere le vette più alte è dovuto anche al fatto che osservano il “grande”, nasce un interessamento più precoce di quanto magari sarebbe successo. Nel caso ad esempio di medici e /o matematici, l’attenzione dei genitori è stata rivolta alle letture in quella particolare materia. Cosa è accaduto in quei frangenti? Hanno incoraggiato la curiosità dei bambini. Vari percorsi e piccoli dettagli ma che per i nostri futuri esperti ad un certo punto dell’infanzia si interessano ad una particolare attività dimostrando rispetto ai coetanei una maggiore propensione a quella materia. Susan negli scacchi, fu quando smise di considerare i pezzi come semplici giocattoli, rimasta affascinata dalla loro logica e dei movimenti della scacchiera. Director VIDEO: Andrea Devicenzi Editing VIDEO: Luca Rovelli

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  • La Dirigente di un Istituto di Prato racconta che sebbene a scuola siano presenti ettari di orti e cortili, gli studenti non possono tornare a scuola, mentre invece, si alla pizzeria di sera. Sono reduce da un dialogo con i miei alunni delle classi terze della mia Scuola Secondaria di primo grado. Da lunedì discuteranno con i loro docenti l’elaborato che hanno presentato. Lo faranno in camera loro, davanti a uno schermo. Poi spegneranno il pc, usciranno con i loro compagni, andranno ovunque, al bar, al parco, in pizzeria. Ma c’è un posto in cui non potranno entrare, neanche uno alla volta: la loro scuola. Perché? Perché poi ci lamentiamo quando vediamo i ragazzi – anche quelli più grandi – andare a prendere l’aperitivo o affollare i luoghi della movida? Vorrei rivedere i ragazzi del liceo, vorrei poterli incontrare – con tutte le norme di sicurezza possibili – per raccontarci questi mesi difficili e bellissimi che abbiamo vissuto. Dovrò farlo in un parco o in una piazza o in una chiesa o in una pizzeria magari. Ma nella mia scuola, che ha locali grandissimi e areati, che ha due ettari di orti e cortili, non posso farli venire. Perché? Per portare a scuola alcuni bambini dell’Infanzia, della Primaria e dei primi anni delle medie, ho organizzato a scuola i centri estivi dal 15 giugno al 10 luglio: saranno animati dai loro insegnanti che si sono messi a disposizione per giocare con loro e aiutarli nei compiti per le vacanze. È stata un’impresa burocratica preparare il progetto, sarà un’impresa gestire quelle settimane tra mille difficoltà. Ma perché i centri estivi sì e la scuola no? Noi abbiamo vissuto in questo periodo nella mia scuola un momento per tanti versi esaltante: la realtà, che ha fatto irruzione in modo inopinato e inopinabile, nelle nostre vite e nelle nostre aule, ci ha «costretto» a un ripensamento educativo, a una creatività didattica e ad una intensificazione del dialogo tra noi docenti che forse niente avrebbe potuto ottenere in modo così rapido e potente. L’aver assecondato questo dato, senza sterili lamentele, ci ha fatto compiere un cammino umano e professionale i cui primi beneficiari sono stati i nostri allievi. Sembra strano dirlo, ma io sono contenta di questi tre mesi per tutto quello che ho visto fiorire nei docenti e nei discenti. Tutto questo mi ha reso ancora più consapevole del valore enorme che la scuola ha, del bisogno che i nostri bambini e adolescenti hanno di un luogo che educhi la loro ragione, permetta alla loro umanità di crescere e di fiorire. E forse mai come in questo momento, tanti hanno preso coscienza dell’importanza della scuola: è accaduto a tanti bambini e ragazzi, ma anche a tanti genitori. Perché questa sensibilità – mai così diffusa negli ultimi anni – sembra così estranea alla nostra classe politica? Quale emergenza più grave ha un Paese se non quella dell’educazione dei suoi figli? FONTE: Corriere della Sera

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  • Straordinari, si nasce o si diventa? Forse non diventeremo mai Grandi Maestri di scacchi ma quello che mi  ha sempre affascinato è come ambire all’eccellenza, senza il bisogno di misurarsi con gli altri, ma intraprendere sempre nuove strade, mai battute, dimostrando a noi stessi cosa possiamo ottenere. In questo video iniziare questo viaggio allo scoperta dei “segreti”, meglio chiamarle strategie, per diventare straordinari. Siamo in Ungheria, anni sessanta. Laszlo Polgar con sua moglie Klara avviano un progetto che li terrà coinvolti per oltre un quarto di secolo. Dopo aver studiato centinaia di “casi”, erano convinti che con l’educazione giusta qualsiasi bambino potesse trasformarsi in un genio in qualsiasi attività, matematica, lingue straniere, scacchi. Due le caratteristiche fondamentali: Iniziare presto Dedicare all’impresa grande impegno e molto tempo. Alla fine scelsero gli scacchi perché oggettivi e facili da misurare. Nacquero tre figlie, Susan nel ‘68ì9, Sofia nel ’74 e Judit nel ’76. Tutte e tre non andarono mai a scuola, furono proprio i genitori ad occuparsi della loro dell’istruzione e da li a poco raggiunsero straordinari traguardi. La vita di queste tre ragazze ci trasmettono in modo chiaro cosa serve per diventare esperto. Gli esperti hanno scoperto che il loro sviluppo attraversa 4 fasi distinte, dal risveglio di un interesse fino all’eccellenza assoluta. Approfondiamo dunque questi 4 fattori per sviluppare abilità straordinarie, messe in campo da musicisti di fama mondiale, olimpionici, premi Nobel e grandi maestri di scacchi. Director: Andrea Devicenzi Editing: Luca Rovelli  

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  • Famiglie e Scuola al tempo del CORONAVIRUS Il peso di tutta questa situazione di cononavirus si sta facendo particolarmente sentire anche all’interno delle famiglie, forse non abituate ad un carico così massiccio di impegni con i proprio piccoli. A Torino si è svolta una manifestazione in cui i genitori chiedono di riaprire le scuole. La principale motivazione è che ritengono che gli adolescenti siano stressati e demotivati. La manifestazione è stata promossa dal Comitato Priorità alla Scuola. Presenti circa duecento genitori assieme ai loro bambini. Tutti in Piazza Castello in contemporanea ad altre 17 piazze Italiane. “La Politica deve pensare subito alla scuola perché non c’è più tempo”, questa una delle tante testimonianze di una madre arrabbiata, stanca, sfiduciata. Il pensiero va a tutti quei decreti in cui si da via libera ai ristoranti, bar, cinema ma non all’ingresso alla scuola. Una mamma Imprenditrice: “Abbiamo la responsabilità di dover garantire che i bambini trovino la motivazione e la concentrazione giusta. Abbiamo dovuto improvvisarci in un ruolo, mentre gli spazi personali e la nostra produttività sono stati drasticamente ridotti”. Un insegnante di Lettere; “Mia figlia, 7 anni, ha maestre molto presenti, ma non basta, durante le video lezioni spesso si distrae. Tra i miei alunni alcuni non escono da Carnevale, nemmeno a buttare i rifiuti. Per settembre non può passare il messaggio che si possa andare avanti così»”. Attendiamo ora nei prossimi giorni importanti sviluppi riguardanti la scuola.

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  • Copenaghen: i bimbi delle materne fanno lezione in parchi divertimento, musei, zoo e stadio Non sempre negli asili danesi c’è lo spazio necessario al «distanziamento sociale». La soluzione? Portare i piccoli nelle strutture ora chiuse al pubblico È stato il primo Paese della Ue a riaprire materne, asili e scuole elementari, dalla metà di aprile. E dal 10 maggio in Danimarca tornano in aula anche gli studenti di medie e licei. Per ora non c’è stata una seconda ondata di contagi, anche perché le misure di sicurezza sono state seguite scrupolosamente: distanza di due metri tra i banchi e ricreazione in piccoli gruppi. Il problema è che non sempre le strutture scolastiche danesi, in particolare nella capitale Copenaghen, riuscivano a garantire gli spazi necessari al “distanziamento sociale” dei bambini. La soluzione però era a portata di mano, almeno a latitudini danesi. Bastava guardare fuori dalla porta dell’asilo. Anzi, varcarla proprio, la porta dell’asilo. Parchi divertimento, zoo e stadio Nel cuore della capitale danese c’è il Parco divertimenti del Giardini Tivoli, il secondo più antico del mondo: inaugurato nel 1843, con le sue prime montagne russe, fu molto amato da Hans Christian Andersen e ammirato da Walt Disney, che lo visitò nel 1951 per creare pochi anni dopo in California la sua Disneyland. Ora è chiuso, per ragioni sanitarie. Così come sono chiusi i musei cittadini, lo stadio dove gioca il Copenaghen FC, il grande zoo con la nuova Panda House a forma di yin e yang disegnata dall’archistar Bjarke Ingels, già padre dell’inceneritore con la pista da sci. E allora perché non ospitare i bimbi dell’asilo in queste enormi e fantastiche strutture deserte? Le lezioni all’aperto Si chiamano “lezioni all’aperto”, e a dispetto di un meteo non propriamente mediterraneo esistono da tempo in Paesi come la Scozia, vera pioniera del settore, la Germania o appunto la Danimarca. I risultati, a detta degli esperti, sono buoni già in periodi normali e diventano ottimi quando i bambini “rinascono” all’aria aperta dopo un periodo di lockdown tra le mura domestiche. Anche in Francia sta crescendo l’attenzione sull’idea dell’asilo all’aperto, inteso non solo come cortile della materna ma parco pubblico o luogo di interesse tipo musei: «Centinaia di insegnanti praticano già la “classe dehors” – spiega Moïna Fauchier-Delavigne, co-autrice del libro “Il bambino nella natura” – non solo nelle zone rurali ma anche nei parchi delle grandi città». «Portare i bimbi delle materne all’aperto non solo rinforza il loro sistema immunitario – sottolinea Crystèle Ferjou, pioniera transalpina della “materna en plein air” – ma il contatto con il vento, l’aria e l’acqua, oltre naturalmente al movimento, diminuisce lo stress dei bambini procurando loro una sensazione di benessere». Le riflessioni in Italia La classe all’aperto è già bella di per sé, ma diventa davvero unica quando un bimbo dell’asilo esce dall’incubo del lockdown da coronavirus non per tornare in un’aula ma per ritrovare i suoi compagni di classe in un grande parco divertimento, allo stadio di calcio, allo zoo o in enormi strutture nel cuore di Copenaghen come la Pinacoteca nazionale di Danimarca (SMK) . Anche l’Italia sta valutando esperimenti di questo tipo: il report “Scuola aperta, società protetta” del Politecnico di Torino ipotizza già per la fase 2 la creazione di comunità familiari che possano gestire all’aria aperta mini-gruppi di bambini, magari con l’aiuto di operatori del terzo settore. Non sarebbe una cattiva idea. FONTE: ilSole24ore di Enrico Marro

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  • Qual è l’unica forza che determina la qualità della nostra vita? Quella forza in grado di cambiare le cose attorno a te? Il periodo che stiamo vivendo ci insegna che non possiamo avere tutto sotto controllo e che dipende comunque da noi dove poniamo l’attenzione delle nostre azioni e che significato attribuiamo agli eventi. Queste caratteristiche, che sono poi le nostre decisioni controllano completamente la nostra vita, determinando così il nostro destino. Com’è cambiata la tua vita a seguito di una scelta? Ad esempio se vogliamo arrivare agli esami più tranquilli, più preparati, più soddisfatti, dobbiamo prendere la decisione di cambiare qualcosa, altrimenti, se eravamo insoddisfatti prima, difficilmente potrà cambiare qualcosa. Decisioni = Destino 1° Passo – La vera energia si trova nelle piccole decisioni che poi daranno origine a grandi decisioni. Focalizzati sulle persone che hai a fianco a te e che credono in te. 2° Passo – Quale significato dai agli eventi? Quante volte lo stesso identico evento, per esempio il coronavirus, viene interpretato diversamente dalle persone? 3° Passo – Che cosa possiamo fare? Ti propongo una domanda forte: Cosa faresti se come me, perdessi una gamba da un momento all’altro? Quali sarebbero le domande che ti faresti? Perché proprio a me? E’ finita? Ti affideresti ad un professionista? L’atteggiamento mentale fa tutta la differenza del mondo. Molte persone sono determinate ad accettare un cambiamento mentre altre lo subiscono. La differenza è perché alcune persone prendono decisioni nuove anziché sempre le stesse, quelle prese in passato ad esempio. Cambia le tue decisioni e cambierai il tuo destino.  

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