… negli anni mi troverò davanti a migliaia di studenti.
Ho superato la paura iniziale del pensiero – di quando avevo ripreso la scuola – del come mi guarderanno. Sono in primo luogo io più consapevole di me stesso: mi guarderanno per quel che faccio e per come lo faccio, per quello che riuscirò loro a dare.
La soddisfazione più grande è vedere, in ogni incontro, tanti ragazzi che mi pongono domande sul come affrontare particolari vicissitudini della vita. Non voglio dire che la mancanza di una gamba sia un dono. Ma un dono è il far capire che non c’è limite, fisico o mentale, che non possa essere affrontato…